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La comunicazione artistica

2017-10-04 20:00

UNOFFICIAL BACKSTAGE by Maria Chiara Di Nuzzo

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La comunicazione artistica

Quando andavo a scuola si chiamava "educazione artistica", ma in realtà ritengo che non si possa essere "educati" all’arte, perché noi siamo arte e comunichiamo

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Fin dall’antichità, l’uomo ha sempre avuto bisogno di comunicare, e la forma più arcaica di comunicazione era quella figurativa. Anche i bambini esprimono situazioni e parlano di sé e degli altri mediante i disegni. L’illustrazione, perciò, è parte della nostra storia e della nostra evoluzione, e ancora oggi, per diletto si disegna o ci si rilassa colorando dei mandala. Quando ero piccola a scuola nel programma c’era "educazione artistica" oggi non so come si chiama, ma a me piace chiamarla "comunicazione artistica", la trovo indubbiamente più coerente con quello che si propone di fare.
Credo che chi decide di comunicare tramite il linguaggio dell’arte, ha una responsabilità verso gli altri altissima. Questo perché non solo comunica ai suoi contemporanei, ma anche ai suoi posteri.
La comunicazione visiva, è la più potente forma di comunicazione esistente, è un pò come parlare del linguaggio non verbale vs il linguaggio verbale. Infatti, come un atteggiamento del corpo è più potente di ciò che stiamo dicendo in quel momento, così un’immagine lo è più di dieci righe di testo.
La comunicazione visivo-artistica può essere ovunque, perchè essendo trasversale, ha molteplici canali in cui sfociare. Quando studiavo all’università la storia del tessuto, ricordo che mi stupii tantissimo scoprendo che i tessuti in tempo di guerra erano propagandistici al pari dei classici manifesti e delle locandine. Un’esempio di questo sono i due tessuti che trovate in fondo all’articolo: il primo è un taffetà stampato di Manlio Rho datato intorno al 1935-1940 dove si vede la svastica alternarsi alla bandiera del regno d’Italia e il secondo tessuto è un omaggio al duce, in cannetillé ad uso cravatteria del 1939 [fonti: le due foto sono tratte dal Catalogo "SETA il Novecento a Como" Fondazione Antonio Ratti, Silvana Editoriale, 2001].
Se dunque l’arte è, nelle sue diverse forme, comunicazione e se questa comunicazione è talmente potente da manifestarsi trasversalmente attraverso diversi canali e in diverse forme (si pensi ai tessuti) allora, credo che la domanda che ogni illustratore, o meglio "comunicatore visivo" deve porsi è: cosa voglio comunicare? quali valori desidero condividere con l’altro? 
Cosa ne pensate? Aspetto i vostri commenti!

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